L`autostima, l`autoefficacia e la fiducia degli studenti
Download
Report
Transcript L`autostima, l`autoefficacia e la fiducia degli studenti
L’autostima, l’autoefficacia e
la fiducia degli studenti.
21 febbraio 2013
Dott.ssa Elisa Papa – albo n° 5343 del 3/3/2008
Associazione MeC Educational
www.meceducational.it
• Per poter aiutare gli studenti a tirar fuori
(educere) le loro passioni, talenti, curiosità ma
soprattutto per aumentare la loro autostima,
dovremo avere bene in mente chi siamo noi,
quali sono le nostri maggiori doti e quali i punti
sui quali dobbiamo e possiamo migliorare.
1. La mia migliore qualità come insegnante è
………………………………………………………………………
2. Rispetto ai colleghi io ……………………………………….
3. Vorrei imparare a ……………………………………………..
4. Del mio lavoro amo ……………………………………………
5. Del mio lavoro non amo ……………………………………….
Cos’è l’autostima? Come si sviluppa? Cosa
succede quando una persona ha una bassa
autostima?
• L’AUTOSTIMA E’ LEGATA AL
SENTIRSI DEGNI D’AMORE E AL
SENTIRSI CAPACI
• La stima di sé è qualcosa che tocca gli
aspetti più profondi e intimi della nostra
persona,
essendo
connessa
sia
al
percepirsi come individui competenti sia
come persone degne di essere amate.
• L’autostima rappresenta un fattore di primaria
importanza
nella
costruzione
e
nel
mantenimento del benessere sociale ed emotivo.
Un bambino con un livello di autostima sano
riuscirà più facilmente a sfruttare le sue
potenzialità e a formare delle relazioni positive
rispetto ad un bambino che soffre di profondi
sentimenti di scarso valore personale.
Filmato “La poesia di Todd
Riflessioni
• Qual è l’obiettivo del professor Keating?
• Così facendo lo raggiunge?
• Quali sono i punti di forza e quali di debolezza di
questa scena?
• Voi come vi sareste comportati?
• Nonostante le innumerevoli ricerche, non si è
ancora trovata una risposta definitiva alla questione
cosa viene prima: se una buona autostima o il
successo scolastico.
• Sono
fattori
sicuramente
correlati
e,
indipendentemente dalla propria posizione teorica,
nel caso di autostima particolarmente bassa, si
dovrà cercare di farla aumentare ancora prima di
intraprendere qualsiasi insegnamento di recupero.
• Alcuni alunni sembrano dar poco valore alle loro
abilità e non dare alcun peso ai loro successi.
Trovano difficile porsi degli obiettivi e risolvere i
problemi. Molti di loro si arrendono facilmente e
di conseguenza ottengono risultati ben al di
sotto delle loro capacità scolastiche e sociali. Le
loro
credenze
autolimitanti
profezia che si autoavvera.
diventano
una
• Ci sono poi molti ragazzi che ottengono buoni risultati,
coerenti con le loro potenzialità ma che hanno una
continua paura di fallire e una spinta verso la perfezione
che può annullare in loro la creatività e la capacità di
sperimentare. Possono darsi obiettivi troppo elevati,
confermando in questo modo a se stessi di non “essere
bravi” ogni volta che falliscono.
• L’autostima non dipende quindi dalla riuscita in sé, ma
dalla presenza di un forte senso del valore personale che
permette di affrontare sia i fallimenti che i successi.
• Un bambino, quando viene al mondo, non ha né
un
passato
né
esperienze
da
cui
trarre
indicazioni per gestire se stesso, nessuna scala
grazie a cui giudicare le sue capacità. Deve
basarsi sulle esperienze che ha con le persone
che gli stanno intorno e sui messaggi che esse gli
inviano riguardo al suo valore come persona
(Satir, 1972).
Situazione: La parolaccia
• L’insegnante sente un alunno dire una parolaccia
• Ins. «Che cosa hai detto?»
• Pietro «Cosa intende?»
• Ins. «Sai benissimo cosa intendo»
• Pietro «Io ho detto "merla”»
• Ins. «Non è quello che ho sentito io»
• Pietro « Io non ho colpa se lei non ci sente bene.»
• Ins. «Non fare lo sfacciato e il maleducato! Esci subito di
classe»
• Pietro a bassa voce «ce l’ha sempre con me questa»
• L‘insegnante ha fatto di un'inezia l'occasione dì un
pubblico incidente che si poteva benissimo evitare. L'ha
scatenato chiedendo all’alunno di ripetere la parolaccia e
l'ha
conclusa
insultandolo
davanti
ai
compagnie
provocando una sua reazione.
• RISPOSTA
EDUCATIVA-
l’insegnante
dà
una
occhiataccia di disapprovazione e non dice altro, oppure
può chiamare l’alunno per nome senza aggiungere altro.
• In questo modo, pur disapprovando in modo deciso,
l’insegnante evita il conflitto e non fa sfigurare l'alunno
di fronte alla classe.
Situazione: Una divisione difficile
• Matteo si blocca nel bel mezzo di una lunga
divisione, non riesce ad andare avanti. Chiede aiuto
all'insegnante.
• L’insegnante gli dice:”Dov'eri quando ho spiegato
questa operazione? Non stai mai a sentire, sei
sempre distratto. Adesso non posso fermare la
classe per rispiegare solo a te.”
• Matteo ritorna al banco e inizia a disturbare la classe
per il resto dell'ora.
• L’insegnante
invece
di
aiutare
Matteo,
giudica
negativamente il suo carattere e lo rimprovera. Non prende
minimamente a cuore il suo problema. Lascia Matteo
amareggiato, alle prese col suo problema e anche con la sua
rabbia.
• RISPOSTA
EDUCATIVA-
L’insegnante
dice:
«Una
divisione con due cifre al divisore non è facile. Adesso non
ho tempo di spiegartela, ma fissiamo insieme un momento
per farlo»
• L’insegnante non giudica, capisce il problema, le difficoltà
di Matteo e dialoga con lui; per quanto occupato, trova il
modo di aiutarlo e accogliere la richiesta.
Situazione: correzione e valutazione di un
compito sbagliato
• Paola, un’alunna dal rendimento piuttosto carente in tutte le
materie, ha sbagliato quasi tutta la verifica. L’insegnante
traccia vistose croci rosse sulle domande sbagliate e scrive a
caratteri cubitali: “Male! 3”
• Quelle croci rosse sono una sofferenza e una umiliazione per il
bambino e per i suoi genitori, viene dato un giudizio forte ad un
alunno che avrebbe invece bisogno di essere incoraggiato e
sostenuto per quanto possibile, non lo si aiuta ad avere fiducia
nei propri mezzi, al contrario lo si convince della sua incapacità,
uccidendo ogni entusiasmo ed ogni interesse per la scuola.
• RISPOSTA EDUCATIVA - L’insegnante segna gli
errori con discrezione. Non li evidenzia in nessun
modo. Chiede a Paola cosa non ha funzionato, la aiuta
a capire la ragione dell’insuccesso e le suggerisce di
farsi aiutare dai compagni o da lei.
• L’insegnante preferisce quindi sorvolare su un giudizio
negativo, del resto non necessario; preferisce essere
vicino all'alunno e dargli aiuto in modo concreto.
• Egli è consapevole che sono motivo di sofferenza per
l'alunno, evita tutto ciò che può deprimere il morale.
• Lo sviluppo dell’autostima è intimamente legato
alle esperienze di vita del bambino.
• Gli adulti giocano un ruolo molto importante ed è
essenziale che la comunicazione con loro sia
chiara,
non
incondizionata.
ambigua,
Dobbiamo
non
giudicante
mostrare
loro
e
che
rispettiamo le loro opinioni, diamo valore alle loro
azioni, che siamo convinti che essi abbiano un ruolo
importante e che siamo interessati a loro in quanto
individui.
• Dobbiamo incoraggiarli a riconoscere i loro
successi, consentire loro di lavorare al giusto
livello, fare in modo che puntino a obiettivi
realistici e che valutino se stessi in maniera
positiva. Non è un compito facile ma è molto
gratificante per coloro che riescono a realizzarlo
nelle loro interazioni quotidiane con i bambini.
• L’autostima deve essere uno degli obiettivi principali
dell’educazione, l’atmosfera della classe dovrebbe
favorirla così da sottolineare come l’educazione
comprenda lo sviluppo cognitivo, emotivo, spirituale
e fisico e non solo il successo scolastico fine a se
stesso.
• Un ambiente di classe che incoraggia il confronto
attivo e mostra agli alunni il loro contributo ha
valore e viene rispettato e concorre ad un
implemento dell’autostima.
• Le
attività
in
cerchio
possono
servire
a
rispondere al bisogno di porre l’apprendimento
dello studente nel contesto di un approccio
globale alla persona.
• L’autostima è sicuramente la condizione necessaria
per
combattere
le
gravi
forme
di
disagio,
l’emarginazione scolastica e molte forme di devianza
giovanile. Formarsi un solido senso di autostima è
fondamentale per tutti gli individui, e soprattutto per
gli studenti in situazioni di disagio (emotivo, socioaffettivo e relazionale) che spesso sono responsabili
di prestazioni scolastiche carenti e di comportamenti
inaccettabili.
Perché l’autostima è importante?
• Conseguenze nella scelta delle attività:
• Autostima debole:
- Scelta di attività“facili”
- Scelta di obiettivi bassi
•
-
Autostima forte:
Scelta di attività“difficili”
Scelta di obiettivi ambiziosi
Comportamenti utili per raggiungere la meta
Reazioni a compiti difficili
• Autostima debole:
- Evitamento/insuccesso
- Vissuto di pericolo (stress e ansia)
- Concentrazione su propri limiti, possibili
ostacoli, possibili conseguenze negative
- Ripiego su compiti soggettivamente più facili
(depressione)
Reazioni a compiti difficili
• Autostima forte:
- Approccio/successo
- Vissuto di “sfida da vincere”
- Interesse intrinseco, impegno forte e costante, e
concentrazione sul compito
- Senso di controllo (euforia)
Reazioni a insuccessi e regressioni
• Autoefficacia debole:
- Attribuzione interna a un fattore incontrollabile:
“non sono portato/a”
- Calo di autoefficacia e recupero lento
• Autoefficacia forte:
- Attribuzione interna a un fattore controllabile:
“Non mi sono impegnato abbastanza”, “Devo
solo acquisire conoscenze/abilità”
- Recupero veloce dell’autoefficacia
Come favorire l’autostima?
• Assegnare delle responsabilità
• Incoraggiare e lodare
• Riconoscere le capacità
• Descrivere azioni (non etichettare comportamenti)
• Avere fiducia
• Essere flessibili
• Avere aspettative realistiche
• Accettare e rispettare
• Festeggiare i risultati
•
•
•
•
Entrare in empatia
Porre dei confini
Risolvere assieme dei problemi
Fornire obiettivi
- stimolanti
- specifici
- alla portata della persona e di difficoltà crescenti
• Favorire esperienze di successo
- numerose
- con e senza aiuti
- con compiti diversificati
- in vari contesti
Come favorire l’autostima
• I messaggi negativi sono più efficaci di quelli positivi
• Quelli positivi devono essere realistici.
• Bisognerebbe persuadere della capacità di apprendere,
più che di quella di riuscire subito nell’attività in
questione.
• I feedback positivi dovrebbero evidenziare i successi
ottenuti in passato e il cammino fatto più che la distanza da
colmare.
• Ricordate spesso che avete fiducia in ciascuno di loro.
Frasi non adeguate
• Tanto per cambiare Paolo ha preso 4
• Ragazzi domani nevicherà, Carla ha preso 6!
• Meno male che ci sono le mie certezze.
• Siamo sicuri che sia tutta farina del tuo sacco?
• Anche stavolta non ci sono stati miglioramenti!
Domande da porre/porsi
• Valutazioni rilevanti per la formazione di
aspettative di efficacia favorevoli:
- “Altri ci sono riusciti?”
- “Come hanno fatto?”
- “Se ci sono riusciti loro ci riuscirò anch’io?”;
- “C’è somiglianza nelle caratteristiche personali
rilevanti e nel compito?”
• L’insegnante è un agente del cambiamento, un
mediatore tra soggetto e ambiente, ed è proprio
attraverso gli interventi ripetuti di un esperto
che
critica,
valuta,
e
amplia
il
quadro
dell'esperienza che il soggetto costruirà i propri
strumenti di pensiero.
Segnali di bassa autostima e/o ansia
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
Postura rigida o depressa
Evita il contatto visivo
Si tocca spesso i vestiti
Si morde le labbra
Si mangia le unghie
Sta vicino agli adulti durante la ricreazione
Osserva da fuori i giochi di gruppo
Ha una gamma piuttosto piatta di emozioni
È pauroso
Si lamenta di sintomi fisici (mal di testa,
stomaco)
• Non completa il lavoro che gli viene assegnato o
lo fa troppo in fretta (al di sotto delle sue
potenzialità)
• Prende spesso in giro gli altri
• È frequentemente vittima di prese in giro o
bullismo
• Manca spesso da scuola
• Ha difficoltà di concentrazione
• Viene facilmente influenzato dai compagni
• Può essere aggressivo a parole o ritirato o può
alternare in maniera imprevedibile questi due
comportamenti.
• Uno studente si comporterà, sempre, secondo le
aspettative degli altri, specialmente delle
persone che vivono intorno a lui, che hanno
autorità su di lui.
Ciò che l'insegnante è,
"
è più importante di ciò che
insegna."
(Soren Kierkegaard).