The journey - IC 16 Valpantena

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The Journey
Mi risvegliai nel deserto senza capire nulla e presi le poche cose che mi erano rimaste dalla
borsa e dal marsupio. Mi incamminai per una direzione più o meno a caso perché non avevo
idea di dove andare. Mentre mi incamminavo mi chiesi cosa mi era successo, non ricordavo
nulla ma mi feci un’ipotesi: i mercanti erano venuti al nostro villaggio per rubare la nostra
spezia, io ero stanco di fare la fame per colpa di quelle persone così mi introdussi nella stiva
della loro gondola volante. Poi però venni scoperto nel tentativo di prendere alcuni oggetti
appartenuti ai mercanti; io cercai di scappare, ma mi accorsi che eravamo a un'altezza troppo
alta per saltare, quindi provai a combattere, senza armi, solo con i pugni. Dopo un po' di
tempo in battaglia mi tirarono una botta in testa con un oggetto pesante e io, credo, svenni.
Poi mi buttarono giù dalla loro gondola e atterrai nel deserto. O almeno questa era la
spiegazione che mi riuscii a dare. Mentre camminavo mi resi conto, anche, che non avevo né
cibo né acqua per proseguire e che ero al centro del Deserto Infinito. Io sono un tipo molto
ottimista e quindi mi continuavo a ripetere che ce l'avrei fatta, avrei trovato di nuovo la mia
famiglia. Si stava facendo buio però e io dovevo trovare un riparo per una notte per non
essere mangiato da qualche strano animale o per non morire di freddo. Mi scavai una fossa di
sabbia molto provvisoria e mi rannicchiai dentro cercando di dormire; c'era freddissimo ma
per fortuna la razza degli uomini di pietra (ovvero la mia) erano abituati al freddo e quindi
più di tanto non lo sentivo. Passai la notte male, non chiusi occhio perché continuavano a
venirmi granellini di sabbia negli occhi che mi davano fastidio.
Quando mi svegliai mi ritrovai nel bel mezzo di una tempesta di sabbia, cercai di scavare
ancora più in profondità, ma dopo un metro trovai la roccia. Allora decisi di coprirmi con
della sabbia tutto il corpo per non volare via; come se non bastasse dallo spiffero della mia
maglietta vidi di un tifone in avvicinamento. Allora, in piena tempesta, mi tirai fuori dal mio
buco e cominciai a correre nella direzione opposta per cercare un pilastro o qualsiasi
riparazione perché in quella zona c'erano tifoni che avrebbero sollevato un intero villaggio.
Finalmente trovai quella che si accennava come una piccola grotta, anche se in realtà non lo
era, ci entrai dentro e cercai di ripararmi con le cose che trovavo, ma il tifone e si avvicinava
sempre di più. Ad un certo punto lo senti quasi sopra di me, col cuore in gola mi ripara il più
che potevo, quando sentii che il suono si allontanava, mi sporsi dal mio riparo e vidi che
aveva cambiato direzione. Allora mi rimisi in cammino.
Dopo più o meno 2 ore che camminavo vidi della sabbia che si muoveva come se ci fosse un
terremoto. Ma non era un terremoto, erano i Serpenti Giganti del Deserto. Preso il mio
coltellino lo puntai verso le bestie, avendo la piena coscienza di non avere alcuna speranza.
Cominciai piano piano ad indietreggiare fin quando una di quelle bestiacce non mi era
vicinissima, senza sapere cosa stavo, facendo le tirai il coltellino addosso, ma rimbalzò sulla
sua pelle d'acciaio. All'ultimo momento quando essa mi stava per ingoiare vivo, un dardo
avvelenato le si conficcò dritto nella nuca. In quel momento mi chiesi chi era la persona che
mi aveva salvato, quando mi accorsi che erano stati un gruppo di frati armati fino ai denti.
Beh, questa cosa può sembrare una cosa strana, ma vi assicuro che dove vivo io è una cosa
normalissima. Mi presero senza sapere chi ero e che intenzioni avevo, mi portano nel loro
monastero, mi lavarono e mi diedero da mangiare. A ora di cena il primo di loro si degnò di
darmi la parola e mi chiese:« Ragazzo cosa ci facevi nel bel mezzo del deserto a combattere
con quella bestia? » io esitai un momento, poi risposi:« Sono scappato, volevo sapere dove i
mercanti portavano la nostra Spezia anche se… Beh, lo so già. Così mi sono intrufolato nella
loro gondola, ma mi hanno scoperto e mi hanno buttato giù. Era da giorni che vagavo. » e lui
mi rispose :« Capisco, capisco. Ora però sei qui al sicuro e noi non permetteremo che ti
succeda più niente. Ti cresceremo e ti faremo diventare un grande Monaco.» Io rimasi senza
parole, non avevo messo in programma di fare il monaco nella mia vita, ma desideravo tanto,
quando ero piccolo, desideravo tanto di fare l'esploratore o qualche altro lavoro epico.
Quando sono diventato grande mi resi conto che la triste sorte del mio popolo era andare a
raccogliere la spezia dalle bestie. Io non risposi e lui mi chiese:« Parlami di te, della spezia,
del lavoro che fate, perché a noi, visto che stiamo molto vicini al vostro popolo, è proibito
sapere tutto sulla spezia. Promettiamo che staremo zitti» questo dettaglio io non lo sapevo
però non mi preoccupai di quello che avrebbero detto ed incominciai a parlare :« Io mi
chiamo Albert, faccio parte del popolo degli uomini di pietra. Il nostro popolo vive sui grandi
dinosauri, immense creature dove si potrebbe costruire un'intera città sopra. Mio nonno mi
raccontava che il nostro popolo era costretto a vivere in quelle condizioni misere perché il re
Lord Mortogom, re di Pantonia, è talmente avaro e cattivo che non gli basta avere tutto il
mare per sé, ma ha scacciato il nostro popolo dalla città, in modo che noi facessimo il lavoro
sporco di entrare nelle ferite dei dinosauri per tirare fuori la spezia di cui ci cibiamo. Quando
le nostre conserve sono abbastanza piene invia dei mercanti su gondole volanti a rubarci tutto
il nostro cibo e noi siamo costretti a migrare da un dinosauro all'altro perché gli togliamo
tutta la loro linfa vitale che è la spezia, per cibarcene. Il re, invece, ha trovato una ricetta
segreta che non dice nessuno che fa diventare la nostra Spezia oro o altri metalli. » lui mi
guardò e poi disse:« Capisco. Un giorno anche il tuo popolo si libererà ed intanto tu crescerai
nel nostro monastero.» detto questo una signora mi portò nella mia stanza da letto e lì mi
addormentai come un pero.
In quel monastero io crebbi fino a diventare adulto, imparai a leggere ed a scrivere e iniziai a
fare la strada per diventare un monaco. Quando un giorno tutto cambiò.
Stavo rovistando nel settore dei libri che mi avevano proibito di guardare. Io però erano tanti
anni che desideravo vedere cosa c'era scritto di tanto vietato in quei libri e quindi ne aprì uno
a caso. Iniziai a leggerlo nella mente pensando a cosa sarebbe successo se mi avessero
scoperto. Ad un certo punto lessi una profezia: "il ragazzo nato sul dinosauro, rapito da una
gondola, salvato dal deserto, cresciuto dai monaci e con un dinosauro d'oro al collo, libererà
il suo popolo dalla schiavitù." Allora pensai " Ecco cos'era l’affare che avevo il collo! Avevo
completamente perso la memoria dopo la caduta! Era un dinosauro d'oro, quello che trovai tra
le macerie tra uno spostamento da un dinosauro all'altro. Sono io il prescelto!"
Chiusi immediatamente il libro e tornai in camera mia, scrissi una lettera in cui avevo
scoperto di essere prescelto, in cui avevo realizzato quello che nessuno aveva mai voluto
parlarmene. Dovevo partire, ma non mi avrebbero lasciato mai quindi decisi di lasciare ai
monaci una lettera appesa all'uscio. Presi il minimo di scorte e partii per il viaggio in cerca di
un esercito di uomini di pietra per andare ad attaccare Lord Mortogom e speravo di trovare la
mia famiglia. Ormai i monaci mi avevano insegnato tutte le tecniche di caccia e come
difendermi nel pieno del deserto. Non avevo più paura di camminare con dei serpenti giganti
nelle vicinanze né degli uragani ora che avevo le scarpe apposta. Vagai per giorni e giorni
senza trovare nulla, finché un giorno intravidi un dinosauro. Colto dalla meraviglia ci corsi
incontro e aspettai la notte per salirci sopra. Il dinosauro si sarebbe appoggiato a terra ed io
avrei potuto farlo. Quando arrivò la notte senza aspettare un minuto mi avvicinai, stava
dormendo, ci salii. Subito incontrai ad aspettarmi gli acari del mostro: erano delle creature
grandi come due uomini, con due zanne enormi che potevano fare paura a un orso delle
foreste del Nord. Arco alla mano e spada ne feci fuori 4-5-6, ma erano in troppi, allora mi
misi a scappare, quando stavano per raggiungermi riuscii a infilarmi in un'insenatura dove
loro non potevano a passare. Mi resi conto che ero arrivato a un villaggio dove c'erano delle
piccole casette tipiche dei degli uomini di pietra. Bussai a una casa e dissi tutto quello che mi
era successo. Dopo un po' che parlavo, l'uomo, osservò il mio amuleto e disse
:« Albert, non mi riconosci? Io sono tuo cugino!» In quel momento una luce venne nei miei
occhi: ero capitato proprio sul dinosauro in cui abitava la mia famiglia.
Andai a salutarla, le dissi che dovevamo organizzare un esercito perché io ero il prescelto,
dovevamo andare a combattere Lord Mortogom e che non dovevamo avere più paura. Allora
organizzammo un esercito di uomini di pietra, io spiega loro la ricetta di come far diventare
la spezia oro o ferro (che avevo imparato dai monaci) e così si fabbricammo armature e armi
per tutto il battaglione. Ci incamminammo verso Pantonia con un esercito di valorosi soldati
di pietra armati fino ai denti. Quando arrivammo alla città vi erano delle guardie che ci
aspettavano che, con un piano molto sofisticato, riuscimmo a sbaragliare senza avvertire della
nostra presenza il resto del loro esercito. Quando entrammo nella città esso venne incontro
noi, ma non eravamo impreparati: sguainammo le spade e incominciammo una battaglia
all'ultimo sangue. Fu una battaglia epica, morirono molti dei nostri soldati ma almeno il
quadruplo dei loro. Alla fine della lotta eravamo rimasti in pochi ma riuscii a entrare nel
castello di Mortogom, gli mostrai l'amuleto, lui si spaventò vedendolo, ma era una finta
perché tirò fuori la spada. Incominciammo un combattimento a colpi di spadate. Alla fine io
riuscii a infilargli la spada nel cuore e porsi fine per sempre alla tirannia che aveva oppresso
il nostro popolo.
In breve tempo tutti gli uomini di pietra del deserto infinito si trasferirono in città e
mandarono poco a poco alcuni di loro a raccogliere la spezia dai dinosauri. La città diventò
una delle città più ricche dell'intero pianeta ed io, con la mia famiglia, divenni re Albert.